Legge 62/2001

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lunedì 12 novembre 2012

Diritto di accesso all'informazione e partecipazione.


Prendo spunto dalla risposta dell'uff. tecnico :richiesta di accesso alle informazioni ambientali: "Centrale Biogas" e del "Centro commerciale Iper" , (ricevendo un diniego per la prima e nessuna risposta per la seconda ) Data protocollo richieste 4/8/2012

Che cosa significhi il termine informazione è noto a tutti, non vogliamo certo dissertare sul suo significato,quanto piuttosto sulle sue conseguenze.

Informare/si è conoscere, farsi un’idea; ne discendono ragioni, suscita interrogativi, determina interessi, accende passioni, veicola, stimola e origina altre idee, in una sequenza automatica e progressiva, generando all’infinito nuove idee, come onde in uno stagno, apparentemente scollegate fra di loro, ma tutte originatesi da un unico centro; increspano la stessa superficie e muovono lo stesso elemento; sono alla fine, fra loro, un tutt’uno.

E’ solo una banale metafora per sostenere che più idee circolano e si diffondono, più ci si arricchisce reciprocamente, intellettualmente e culturalmente.

Aggiungiamo che le idee non sono asettiche, neutre o obiettive, ma nascono da interessi legittimi, talvolta meno, ma non per questo condivisibili, in alcune situazioni si ergono a difesa di taluni privilegi, sostenendo posizioni di rendita, parassitismo e ingiustizia.

Rappresentano,a volte, situazioni di sopruso, certificate, data la loro lontana origine, come lecite, consolidate e accettabili.

Per farla breve, possiamo affermare che il tasso di democrazia di un Paese, lo si possa misurare conteggiando “empiricamente” le idee che vi circolano.

Non è una cosa nuova che nei regimi autoritari, vige notoriamente il pensiero unico e che la libertà di parola e di espressione siano fortemente limitati, compressi e/o assenti. 

Questa premessa per auspicare che il centro della vita amministrativa, ma democratica appunto, quale è il Comune, intraprenda un percorso virtuoso e encomiabile, esplicitando, non certamente in stretto burocratese, ne nel linguaggio arcano e misterioso intellegibile solo ai politici di professione ( da non confondersi con i professionisti della politica), ma con il lessico dei comuni mortali, che sono la totalità della popolazione, quello che avviene e perché , nelle segrete stanze del potere, che invero è si di vetro, ma insonorizzato. 

Spieghino, per esempio con semplicità gli strumenti di pianificazione urbanistica, che muovono interessi economici rilevanti, determinando talora la fortuna di pochi “lungimiranti” imprenditori che acquistano terreni agricoli in tempo utile, immaginando sorprendentemente le direttrici dello sviluppo urbano o di altri che beneficiano semplicemente di un congruo incremento di valore, con la sola trasformazione della destinazione d’uso del suolo.

Ci illustrino le implicazioni che da queste derivano, così gravide di conseguenze sulla vita dei propri cittadini, ci convincano con ragionate argomentazioni dei perché e dei percome delle scelte effettuate, delle tempistiche attuative,dei soggetti coinvolti, di quelli beneficiati e di quelli a cui la qualità della vita, a seguito di quelle scelte, viene stravolta e/o compromessa. Con semplicità e trasparenza.

Non dubitiamo che questo implicherebbe costi amministrativi aggiuntivi, ma riteniamo che il risultato atteso, ovvero un più elevato tasso di democrazia e il convincimento senza ombre ne dubbi che le scelte operate rappresentino per davvero le soluzioni ottimali e soprattutto siano operate nell’interesse generale, basterebbe solo questa finalità a giustificarne gli oneri. 

Ci illustrino, cortesemente, del perché una volta presa una decisione, in specie se urbanistica, questa non può più essere ridiscussa, modificata, cancellata. Se una amministrazione, particolarmente amante del cemento e/o fortemente condizionata da interessi di parte, anche di carattere malavitoso, (emblematico il caso di Desio, ma non solo) vara, approva e attua un piano urbanistico dissennato, cementificando tutte le aree verdi e aumentando spropositatamente i volumi edificabili, ebbene tutto questo non può essere modificato perché formalmente rispettoso delle norme burocratiche in materia? Assurdo e inaccettabile.

Vogliamo infine discutere e valutare strumenti di democrazia diretta, quali i referendum su scelte che comportino, obiettivamente, effetti economici, viabilistici e/o di altra natura rilevanti per la maggior parte della popolazione ed evitare con ciò che gli abitanti di un paese si ritrovino, magari, a vivere a loro insaputa e a loro discapito in una cittadina che non riconoscono più come propria e non desiderata? Non si parli di costi, per favore, sarebbe un banale alibi, un infantilismo politico di un’ ancora balbettante e non compiuta democrazia.

Paoloilperdente        

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